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9 May 2008

Il popolo migratore

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Un meraviglioso film di Jacques Perrin del 2006, il popolo migratore, racconta con le sole immagini, accompagnate da musiche e rumori reali, il meraviglioso fenomeno naturale che si ripete ogni anno, incessantemente, per tutti gli uccelli del pianeta.
Alcune specie affrontano migrazioni che interessano entrambi gli emisferi del pianeta, alcune altre specie si spostano cambiando paesi e continenti più volte durante l’anno, esemplari di specie più stanziali si spostano solo di pochi chilometri.
In questo loro peregrinare ogni anno, tutti gli uccelli, trovano sempre meno luoghi dove sostare, riposare, alimentarsi, nidificare, riprodursi, crescere. La trasformazione dell’ambiente naturale da parte dell’uomo ha assunto nell’ultimo secolo una veloctà insostenibile per i ritmi di molte delle specie animali sulla terra. Gli uccelli migratori sono tra quelli che soffrono maggiormente tale situazione.

Negli ultimi 30 anni la presenza del Fratino (Charaidrus alexandrinus) lungo la costa adriatica si è ridotta enormemente per la semplice idea, sempre più diffusa, che le amminisrazioni comunali debbano mantenere assolutamente pulita da qualunque presenza, vegetazionale al pari dei rifiuti, l’intera fascia di spiaggia competente per il proprio territorio. Il diffondersi dell’uso di mezzi meccanici pesanti per tali pulizie e la coincidenza dei periodi di esecuzione dei lavori con i mesi di nidificazione del Fratino, ha avuto un effetto devastante. Un ciclo che si ripeteva da milioni di anni ha subìto, in pochi lustri, una inaspettata e brusca interruzione.
Per quanto le associazioni e gli amanti della natura si prodighino ogni anno per arrestare questa incivile usanza, la miopia di una incultura oggi dilagante, distante dagli eventi naturali che ci circondano, continua ad avere la meglio.

Ma i pochi lembi di natura per ora al riparo di manomissioni, grazie all’istituzione di riserve naturali ancora continuano ad offrire meravigliose sorprese. Della settimana scorsa l’avvistamento di Gru (Grus grus) lungo la costa adriatica in sosta sui terreni retrodunali della Riserva Naturale del Borsacchio a Roseto degli Abruzzi.
Ancora ci fanno visita questi meravigliosi uccelli, da tutti considerati i più grandi: in dimensione, in volo, in bellezza, in fascino.

7 May 2008

Cugini del mare

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Dalla sommità di Torre Cerrano si apprezza tutta l’ampiezza del mare aperto. Il sollevarsi sulla linea dell’orizzonte fa apprezzare meglio la quantità di superficie sommersa di cui ancora poco, anzi pochissimo, conosciamo.
Viene spontaneo pensare agli ecosistemi marini e non si può fare a meno di pensare alla fauna ittica d’alto mare, alla simpatia delle tartarughe marine, alla bellezza dei delfini, alla particolarità dei pesci luna ed al fascino delle grandi balene.

Quando si parla di cetacei in Adriatico si pensa generalmente ai Delfini comuni (Delphinus delphis), ai Tursiopi (Tursiops truncatus) ed alle Stenelle (Stenella coeruleoalba), abbastanza comuni e conosciuti, specie gli ultimi, da chi ha avuto spesso a che fare con questo mare, ma non è da escludere la presenza di balene come il Capodoglio (Physeter catodon) o la Balenottera comune (Balaenoptera physalus) o di altri cetacei di grandi dimensioni come lo Zifio (Ziphius cavirostris) o il Grampo (Grampus griseus).
Nel Mediterraneo sono state osservate 21 specie di cetacei di cui 15 nei mari italiani. Le popolazioni regolarmente presenti, note per compiere in questi mari il loro intero ciclo vitale, sono almeno 8: Balenottera comune, Capodoglio, Zifio, Globicefalo, Grampo, Tursiope Stenella striata e Delfino comune; quasi tutte segnalate, alcune di frequente e altre in maniera eccezionale, anche in Adriatico.


L’area di Cerrano negli anni ’80 ha avuto una testimonianza diretta della presenza di grandi balene in Adriatico. Un Capodoglio adulto, in non buone condizioni di salute, venne a spiaggiarsi proprio all’ombra della Torre. Si cercò in tutti i modi di riportarla a largo ma, dopo un primo tentativo fallito per il ritorno dell’animale sulla stessa fascia di costa, l’enorme mole di questo bellissimo mammifero smise di respirare. Il museo ittico di Pescara ne conserva le spoglie.
I più anziani raccontarono che non era la prima volta che balene di così importanti dimensioni venivano avvistate o si arenavano nella zona di Torre Cerrano. Nonostante le profondità insolite per cetacei di queste dimensioni, resta per ora un mistero il motivo per cui queste acque siano così frequentate da questi nostri cugini del mare.
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