In questo contesto le aree protette, in Italia e nel mondo, si stanno rivelando i più importanti laboratori di ricerca. L’opportunità di avere un organismo di gestione specificatamente istituito per la conservazione delle risorse naturali e l’applicazione di uno sviluppo sostenibile su un dato territorio, differenzia queste aree dal resto del mondo.
E’ stato chiamato il “paradigma dell’Arca di Noè”: l’idea cioè di conservare biodiversità e risorse naturali in genere, in alcuni scrigni su cui sperimentare formule di sviluppo che sia sostenibie per tutti, e quindi continuativo nel tempo, affinchè se ne possano poi esportare le modalità gestionali all’esterno.
La conservazione delle risorse sta per ora andando avanti nelle aree protette, anche se con molte difficoltà, le politiche di gestione dello sviluppo sostenibile, con alti e bassi, si stanno applicando ovunque, in Italia in particolare nelle aree protette. Difficile sarà ora trasportare i migliori modelli di tutela e sviluppo già sperimentati, all’esterno delle aree protette.
Nella programmazione di carattere mondiale, da Johannesburg dove si è tenuto l’ultima Conferenza Mondiale per l’Ambiente (WSS), fino agli incontri tematici, tra cui l’ultimo a noi più vicino svoltosi alla FAO a Roma della Convenzione per la Diversità Biologica (CBD), si sta lavorando per far si che la politica delle aree protette, vista come una delle vie più valide per la salvaguardia del pianeta, sia indirizzata al funzionamento in rete delle stesse. Il trasferimento all’esterno delle esperienze si ritiene che potrebbe verificarsi così in maniera spontanea.
In questo ambito le azioni volte al coordinamento di più aree protette sono sempre viste con estremo interesse. Da qui le piattaforme di lavoro comune, alcune di provenienza comunitaria come Natura 2000, altre istituzionali, quali ad esempio APE (Appennino Parco d’Europa) programma del Ministero dell’Ambiente italiano, altre ancora di formazione spontanea, come MedPAN (Mediterranean Protected Areas Network) rete già operativa da molti anni costituita da associazoni ed organismi di gestione di aree protette marine.
In questo contesto generale è recente è l’avvio del processo costitutivo di una rete di aree protette dell’Adriatico. Ne fanno parte le Aree Protette costiere e marine del Mar Adriatico di ogni genere e forma, istituite in base alle normative vigenti nei vari Paesi e nelle differenti Regioni.
Il nome di questa rete è AdriaPAN (Adriatic Protected Areas Network) ed i propri indirizzi statutari, in cui sono esplicitati gli obiettivi, sono contenuti alla Carta di Cerrano, formulata e definita nella prima metà del 2008 in vari incontri svoltisi a Pineto (Te) ospiti dell’organismo di gestione dell’istituenda Area Marina Protetta Torre del Cerrano.